La Comunità del Convento di Celleno
a cura di Cristiano De Amicis

Nel piccolo paese di Celleno in un ex convento francescano, da circa ventitre anni, ha luogo un'esperienza di vita in comunità. Le famiglie, ispirandosi laicamente ai valori evangelici, condividono tutto: denaro, obiettivi, speranze, esperienze, gioie, dolori, la vita insomma. Il perché di questa loro scelta è da ricercare nel significato della parola "comunità".

A spiegarcelo è Luciano Comini, uno della comunità: "La nostra esperienza tenta di realizzare una sintonia tra libertà personale e quella dell'altro, tra le pulsioni più profonde e creative dei soggetti e le esigenze degli altri. Le varie identità, la divisione dei ruoli, le diversità vengono esaltate, non senza sforzo, in un'armonica unità pluralistica. Il riferimento di fondo è quello dei valori comuni, elaborati, scelti e vissuti in un continuo mutamento: l'utopia percorre in punta di piedi la realtà trasformandola".

La scelta scaturisce dunque da un volere comune di mettere in pratica quotidianamente valori come la solidarietà, la giustizia, il rispetto per la dignità umana e per il pensiero altrui, l'anticonsumismo, lo scambio, l'incontro autentico tra esseri umani, tenerezza e amore.

"Il Convento" è un posto fantastico, un angolo di paradiso. Angoli, sale, chiostro suggestivo, giardini incantevoli con paesaggi meravigliosi che si perdono all'orizzonte. Entrando in questa "casa" si ha come la sensazione di balzare in un altro tempo, o per meglio dire in nessun tempo, nel "tempo dell'uomo". Sembra di essere in un posto che, semplicemente, esiste da sempre nella sua magnificenza. Luciano non ci nasconde però le numerose difficoltà incontrate soprattutto nei primi anni. "Far comprendere la natura di questa nostra esperienza non è stato facile. All'inizio alcuni ci guardavano con sorpresa ed anche una certa diffidenza, soprattutto perché siamo un po' allergici ad appartenenze esaustive e definite. Solo con il tempo la gente, soprattutto quella semplice, ha cominciato a conoscerci e a capirci realmente, diventando così, per certi versi, punto di riferimento socio-culturale nel locale ed anche sul territorio".

Qual è stato il motivo che ha determinato la vostra scelta?

"Da giovani avevamo frequentato ambienti religiosi e fatto, in modi diversificati, esperienze di impegno sociale ed avevamo in comune una certa sensibilità verso i valori cristiani che, per certi versi, sintetizzano i valori umani fondamentali. Tuttavia sentivamo l'esigenza di mettere in pratica questi ideali nella massima libertà e semplicità, senza paternalismi o imposizioni rigide. Avevamo bisogno di un'esperienza che non fosse vincolata da schemi predefiniti e istituzionalizzati che ne condizionassero la libertà. Ecco perché alla fine maturammo l'idea di creare una comunità laica, cioè aperta a tutti. All'epoca vi erano solo esperienze comunitarie di segno prettamente religioso. Pertanto ci trovammo ad inventare una realtà del tutto nuova, dando vita ad un vero e proprio esperimento di vita che è ancora in atto".

Luciano espone con forza e semplicità analisi e pensieri ed ascoltarlo è un vero piacere.

Come si svolge la vita della comunità?

"Come detto, si vive perseguendo valori che riteniamo basilari. Inoltre, la comunità presta sempre molta attenzione a tutto ciò che accade nel mondo ed è pronta a fare la sua parte per contribuire, per quanto è nelle sue possibilità, a renderlo migliore. Abbiamo contribuito e continuiamo a sostenere, anche economicamente, un progetto di solidarietà in Guatemala che prepara culturalmente e professionalmente giovani indios K' echis, figli della miseria e della violenza. La solidarietà con i vicini e i lontani è uno dei valori che riteniamo fondamentali. Costruire, vivere relazioni autentiche, nella libertà di espressioni sincere, non convenzionali, dare tempo allo scambio di idee e pensieri, dare spazio al cuore, cosa che oggi risulta sempre più difficile in una società razionalmente cinica come la nostra".

Come si mantiene la comunità?

"Le persone che ne fanno parte hanno un loro lavoro. Gli stipendi poi vengono messi tutti insieme e sono i soldi di tutti. La struttura del Convento poi è adibita a convegni, seminari di studio, congressi, stages, laboratori musicali, si ospitano gruppi di discipline orientali, ritiri religiosi, incontri vari, soggiorni per famiglie. Insomma la nostra è a tutti gli effetti anche una struttura di ricezione turistica - giuridicamente una società cooperativa -, ed è anche così che la comunità si finanzia e può dare il suo contributo per la solidarietà".

Come siete inseriti nella realtà locale?

"La comunità è sempre stata aperta a tutti. In particolar modo qui trovano spazio e stimoli i giovani che, oggi purtroppo, a fatica, riescono a esprimersi autenticamente nella realtà famigliare. Molti giovani di Celleno, e non solo loro, hanno frequentato il Convento collaborando in modo attivo con la comunità. Inoltre siamo sempre pronti a collaborare con tutte le realtà socio-culturali che si battono per un mondo a misura d'uomo. Le nostre porte sono sempre aperte a chi è in ricerca, senza paraocchi di genere, ideologici e religiosi".

Luciano, ritieni che certi valori umani non siano perseguibili nella nostra società?

"Come ho già detto, viviamo in una società a volte spietata, poco attenta alle necessità più vere della persona che, troppo spesso, finisce col rimanere sola, inascoltata, incompresa, non sorretta nel bisogno. Spesso ciò accade anche all'interno delle stesse famiglie, vittime di una società che predica da vari pulpiti il verbo della competitività insolidale, l'arricchimento facile, l'arrivismo immediato, l'apparire inconsistente. Nella comunità si fa di tutto perché questo modello non si insinui. Si ride e si piange insieme, ci si ascolta, ci si confronta, ci si rispetta profondamente, si cerca di anticipare la risposta ai bisogni di chi ti sta vicino, si è parte attiva nella sfida dell'amore".

Qual è il vostro messaggio?

"Noi innanzi tutto vogliamo vivere pienamente quello che sentiamo profondamente di voler vivere. Non abbiamo pretese di lanciare messaggi: ognuno tenti di 'viversi' pienamente. Il nostro modello di vita, che riconosciamo essere un modello particolare, può essere liberamente preso in considerazione come una possibile alternativa perché no? Intanto, nel nostro piccolo, ci accontentiamo di fare del nostro meglio, giorno dopo giorno".

Quante famiglie fanno parte della vostra comunità oggi? Cosa consigliate a chi vuol intraprendere la vostra esperienza?

"Oggi siamo sei famiglie, delle quali al momento quattro risiedono qui a Celleno. A chi ci chiede di entrare a far parte della comunità consigliamo di tentare autonomamente una propria esperienza. Il nostro è soltanto uno dei molteplici modi di vivere la comunità. Realtà nuove potranno essere senz'altro migliori della nostra. Il vissuto di tutti i giorni ti pone in continuazione di fronte a situazioni e problematiche inedite, per cui non è facile dispensare consigli, visto che siamo ancora una realtà in cammino".

Sono trascorsi ventitre anni dagli inizi. Cosa avete ricevuto da questa esperienza?

"Una grande ricchezza umana, spirituale e culturale. Abbiamo affrontato e superato momenti difficili, ci siamo scambiati e regalati momenti di gioia e sofferenza, ma soprattutto, a modo nostro, ci siamo voluti bene e continuiamo a voler stare insieme. Inoltre, al Convento, in questi anni, sono passati personaggi e gruppi di grande spessore, e da ognuno di loro c'è stato da imparare qualcosa, sempre. Quando c'è comunicazione e disponibilità tra persone si impara davvero molto.

(Estratto da "Etrurialand", mensile di informazione)